La provincia del Verbano-Cusio-Ossola, la più setten- trionale del Piemonte, è caratterizzata da una eccellente qualità di vita e dalla presenza di oltre 13mila imprese che però, negli ultimi anni, hanno faticato ad attuare quelle strategie di innovazione e internazionalizzazione sempre più richieste dalle s de globali del mercato. Anche sull’economia del VCO pesa, oltre all’onda lunga della crisi dei subprime americana del 2008, lo shock del debito sovrano iniziato nel 2010 e che tuttora investe l’area euro. Per le imprese italiane, e quelle del VCO non fanno eccezione, questi anni di recessione hanno inciso profondamente su tre elementi: la domanda, l’occupazione e il credito. Di sfondo, l’estrema incertezza.
Ma analizziamo nel dettaglio quali sono i motori settoriali di questa parte del Piemonte: commercio, costruzioni, manifattura e turismo anche se, con variazioni rispetto al passato, si assiste alla crescita dei “servizi”, in primis il turismo e quelli alla persona, a discapito della compagnie industriale, la più colpita in termini occupazionali dalla crisi economica e nanziaria, che ha inciso anche pesantemente sui risultati ottenuti dal sistema provinciale.
L’indice di imprenditorialità mostra un’imprenditoria diffusa, con un tasso di sviluppo sempre mantenuto positivo e abbastanza in linea con gli andamenti piemontesi, seppure un po’ sotto quelli nazionali.
Il territorio della provincia è quasi interamente collinare o montuoso e il mantenimento di un tessuto imprenditoriale in queste aree ha particolare significato in relazione alla coesione sociale e territoriale: è, infatti, una delle priorità del piano strategico camerale dei prossimi cinque anni. Vedremo più avanti come si riflette questa particolare conformazione territoriale anche sull’andamento dell’imprenditoria femminile della zona. Osservando i dati della Camera di Commercio a partire dal 2001 si nota, inoltre, come la crisi abbia accentuato fenomeni di modifica del tessuto produttivo già in atto: il comparto turistico, inteso in senso ampio, mostra una crescita costante; il commercio, dopo una fase di espansione fra il 2001 e il 2008, è tornato a valori stabili mentre, il settore manifatturiero, che in questa zona significa soprattutto tessile, ha subìto due forti periodi di contrazione fra il 2001 e il 2008 e fra il 2008 e il 2010.
Dopo questa premessa utile a inquadrare le speci cità del sistema produttivo di questa parte della regione Piemonte, passiamo ora ad esaminare i dati della Camera di Commercio sull’imprenditoria femminile nel VCO. Parlando di numeri, a ne 2014 sono ben 2952 le imprese guidate da donne, con un tasso di femminilizzazione del 21,4% del totale, in linea con la media regionale (22,08%) e nazionale (21,55%).
Secondo l’Osservatorio dell’imprenditoria femminile di Unioncamere e grazie alle elaborazioni della Camera di Commercio del Verbano Cusio Ossola su dati Infocamere relativi alla distribuzione per settore di attività, si evidenzia come le imprese femminili si concentrino soprattutto nei settori del commercio (899 imprese, 20% del totale imprese rosa). A livello strutturale su 10 imprese guidate da donne, quasi 7 sono ditte individuali (200 unità). Vale la pena evidenziare qui un dato molto promettente: l’imprenditoria femminile nel VCO è una realtà giovane che sta crescendo di peso velocemente. All’anagrafe delle imprese del Verbano Cusio Ossola, infatti, più del 64% delle aziende femminili ha meno di 15 anni, (in Italia il 66%) e ha conquistato viva via peso maggiore nel tessuto produttivo, il 31% delle imprese femminili ha meno di 5 anni.
Più dei loro colleghi uomini, la stragrande maggioran- za delle donne imprenditrici sceglie la forma giuridica individuale che costituisce il 68% delle imprese rosa (in Italia il 65%) contro il 57% della base imprenditoriale complessiva in provincia (54% in Italia).
Le forme organizzative più complesse si declinano al femminile con minore enfasi rispetto all’universo complessivo imprenditoriale, le società di capitali sono una realtà che nel VCO pesa il 13% sulle imprese rosa (19% in Italia) mentre incidono per il 17% a livello totale (25% in Italia).
Analizzando i singoli settori, le donne al comando di un’azienda sono più numerose nel settore del commercio (30%), nel turismo (alloggio e ristorazione − 500 im- prese, 17% del totale imprese rosa). Seguono le attività legate ai servizi alla persona (14%) e le attività manifatturiere (circa 7%). Ma se consideriamo il tasso di femminilizzazione i settori più coinvolti sono le altre attivi- tà di servizi, dove la presenza delle donne raggiunge il 58,3%. Seguono il settore sanità e assistenza sociale con un tasso di femminilizzazione del 49,2% (ma il settore ha un peso esiguo, l’1%), il settore dell’agricoltura con il 31,7% (peso del settore sulle imprese femminili del 7,4%), quello del turismo − inteso come servizi di alloggio e ristorazione − con un tasso di femminilizzazione del 31,7% (peso del settore sulle imprese femminili del 7,4%) e in ne il settore del commercio con il 26,8%.
L’ imprenditoria femminile si presenta poi più cosmopolita: il 7,5% delle donne a guida di impresa nel VCO è di origine straniera, contro il 6,7% del totale delle im- prese. Questa tendenza è confermata a livello nazionale pur con percentuali più alte: il 9,3% delle imprese rosa italiane sono straniere, contro l’8,7% del totale impre- se italiane. Il 30% delle imprese femminili straniere del VCO sono comunitarie, il 70% extracomunitarie.
Se guardiamo il totale delle imprese del VCO le percen- tuali sono del 22% per le comunitarie e 79% per le extra-comunitarie.
Di Alessanda Perera