Lo scorso marzo si è tenuto il convegno Giustizia e Rappresentanza di Genere organizzato con AITRA Associazione Nazionale Trasparenza e Anticorruzione nella Nuova Aula dei Gruppi Parlamentari della Camera dei Deputati. Il focus del convegno è stato incentrato sul problema della sotto rappresentanza di Genere nella Giustizia e sulla necessità e importanza di un riequilibrio del genere meno rappresentato. A introdurre il tema Florinda Scicolone, Consigliere Direttivo e Responsabile Relazioni Istituzionale AITRA, Giurista d’Impresa.
Si è trattato di momento di confronto intitolandolo: Giustizia e Rappresentanza di Genere perché in Italia quando si pensa alla tematica rappresentanza di genere nello scenario collettivo si ha la convinzione che sia solo un favore alle donne. La questione della Rappresentanza di Genere non è una questione che interessa solo le donne, ma è una questione che interessa la democrazia. Fino a quando non sarà superato il gender gap in determinate istituzioni delicate, decisionali e importanti come il potere giudiziario, il potere esecutivo, gli scranni del parlamento ci sarà un vulnus nella democrazia. Solo una completa rappresentanza di genere negli organismi delicati potrà fare realizzare la democrazia perché i cittadini sono formati da donne e uomini quindi è necessario un riequilibrio tra i generi per il bene della società e della democrazia.
Inoltre, in un documento di lavoro pubblicato nel 2010 Tasparency International intitolato “Corruption and Gender in Service Delivery: The Unequal Impact” ha evidenziato che a fronte dei fenomeni corruttivi, le donne tendono ad essere sempre sotto rappresentate nei ruoli dell’amministrazione pubblica e nei ruoli decisionali. Il documento in questione pertanto evidenzia come la sotto rappresentanza delle donne nei ruoli decisionali dell’amministrazione pubblica esclude di conseguenza queste ultime dell’essere parte importante nella lotta alla trasparenza e alla corruzione. Necessità pertanto un riequilibrio di genere sia nella Governance privata e l’obiettivo è stato centrato a questo riguardo dalla Legge Golfo-Mosca. Adesso necessita estendere il riequilibrio di genere nella Governance pubblica, nella Governance nei settori pubblici come il caso della Magistratura. In un organismo delicato come il Consiglio Superiore della Magistratura è importante che ci sia l’espressione della rappresentanza di genere. In Italia in organico in Magistratura ci sono più donne magistrato che uomini perché allora non dovrà esserci un riequilibrio di genere nel CSM.
In un organismo delicato come il Consiglio Superiore della Magistratura è importante che ci sia l’espressione della rappresentanza di genere. In Italia in organico in Magistratura ci sono più donne magistrato che uomini perché allora non dovrà esserci un riequilibrio di genere nel Csm. Cristina Rossello nel 2018 ha presentato un importante Progetto di Legge di cui è stata la prima firmataria che ha ad oggetto il riequilibrio delle quote di genere nel Consiglio Superiore della Magistratura. Un Progetto di legge che va sostenuto come espressione di applicazione della democrazia in applicazione dell’art 51 della Costituzione. Art 51 della Costituzione, la cui riforma ricordiamo risale alla legislatura 2001- 2006 nella quale vi fu dalle forze di Governo e maggioranza parlamentare di allora un impegno verso la realizzazione della parità di genere.
Alla On.le Rossello, nonché fondatrice di Progetto Donne e Futuro, è stata affidata la proposta: assegnare incarichi da parte di società pubbliche e private, enti pubblici e privati, confrontando e valutando due curricula: di un uomo ed una donna e scegliere il migliore o la migliore. Ed ancora, una corretta alternanza uomo – donna tra i migliori di ambo i sessi. Concedere benefici fiscali per le donne impegnate tramite baby sitter, badanti, collaboratori domestici, nella cura delle persone e della casa e per colmare la necessità di servizi indispensabili. Per questo è oggi più che mai essenziale una legge che preveda che le amministrazioni, i consorzi, gli enti pubblici economici e le autorità di sistema portuale, le società partecipate da pubbliche amministrazioni, nonché le società che emettono azioni quotate in mercati regolamentati ovvero strumenti finanziari, diversi dalle azioni, quotati in mercati regolamentati, nell’affidamento degli incarichi professionali adottino criteri che assicurino l’effettività della parità di genere, anche attraverso l’adozione di adeguati meccanismi di alternanza. Questi sono i primi passi che devono essere svolti oggi nell’interesse di una ricostruzione reale e duratura e per un Paese sostenibile, trasparenze e meritocratico.
Intervento dell’Onorevole Cristina Rossello
“Nel 2021 il settore della giustizia è stato caratterizzato da interventi ispirati ai princìpi costituzionali -il principio della ragionevole durata del processo, sia in sede civile che in sede penale, che si coglie nelle riforme della procedura civile e della procedura penale. Il principio della presunzione di innocenza, che abbiamo colto nel recepimento della direttiva europea; un approccio al tema del carcere più umano ed ispirato al principio della rieducazione del condannato, anziché a quello della espiazione punitiva. Invece sul tema dell’ordinamento l’impegno per la riforma del Consiglio superiore della magistratura, la terza delle grandi riforme è in drammatico ritardo. Siamo al punto che, nel mese di luglio 2022, avrebbe dovuto aver luogo l’elezione del nuovo Consiglio superiore della magistratura e vi è stato il rinvio a settembre. Era in discussione in Commissione giustizia alla Camera solo una legge delega di non immediata applicazione, che richiedeva decreti attuativi legislativi. Un’autentica riforma della giustizia, qualsiasi sia la trasformazione che ne avverrà a breve, non poteva non contenere misure di riequilibrio paritarie di genere. Nelle ultime quattro tornate elettive del Consiglio Superiore della Magistratura sono state elette in totale soltanto 8 Magistrate (una negli anni 2002/2006; quattro negli anni 2006/2010; due negli anni 2010/2014 e una nell’attuale consiliatura) nonostante il contesto prevalentemente femminile con percentuale del 53,8% e trend in crescita. Anche per il “governo dei giudici” è apparsa necessaria l’imposizione normativa dell’obbligatorietà della doppia preferenza di genere nell’attuale legge elettorale del CSM come del resto già avvenuto con buoni risultati per il governo di banche e di società quotate. In un Paese democratico come il nostro, la legge deve fare il suo corso e andava inserito pertanto anche per quel “sistema” l’obbligo del rispetto delle pari opportunità. Nei luoghi dell’Autogoverno e nelle posizioni di vertice della Magistratura devono albergare eccellenza dell’equità e senso di giustizia e, senza voler aggiungere commenti, certe posizioni andavano corrette. Sono soddisfatta per aver aiutato a far crollare anche in questo habitat il soffitto di cristallo, abbattendo il grave vulnus costituzionale dell’accesso non paritario di genere.
La magistratura stessa avrebbe potuto (dovuto) darsi regole e limiti seri di autogoverno, applicando criteri equitativi pur senza espliciti vincoli normativi, ma non l’ha fatto. È quindi toccato al Parlamento (con il testo finale del Governo che ne ha recepito gli orientamenti) tessere questo concetto nella riforma della giustizia e del suo ordinamento. Non è inutile sottolineare il coraggio e la fatica di questa mia proposta da me presentata subito a inizio legislatura nel primo semestre del 2018 (n. 976/2018) e finalmente bollinata il 23 luglio 2018. La congiuntura favorevole della cosiddetta “questione morale” relativa alle vicende emerse sulla magistratura, la necessità di riforma imposta per rispondere ai parametri europei, l’impegno di quella parte di Parlamento “pensante” e di governo trainato da Mario Draghi hanno permesso di approvare un emendamento con la medesima finalità della mia proposta di legge. Poco importa se nella fase finale, come già avvenuto per la proposta di rinnovo della Legge Golfo – Mosca, la firma del provvedimento porta altri nomi : non ho volontà di protagonismo ne’ di passare nella storia parlamentare, l’importante è il risultato: è stata colta l’occasione al volo, tenendo conto della lettera che le donne magistrate hanno scritto pochi mesi fa al Presidente Mattarella richiedendogli che non siano mai più adottati nella storia della Repubblica Italiana sistemi elettorali del C.S.M. non equi ed ivi esprimendosi apprezzamento per la mia proposta di legge. Per chiudere e per gli addetti ai lavori: ogni volta che ci trova di fronte a casi in cui le donne non appartengono a pieno diritto alle strutture del potere è più il caso di ridefinire le regole di accesso a quel potere specifico che non lavorare ai loro requisiti (rischio che si sta correndo). L’emendamento proposto per l’introduzione di idonee misure di riequilibrio paritarie di genere per l’elezione nelle cariche del CSM va costituzionalmente in questa esclusiva direzione e non è “addomesticabile”. E con questa ulteriore conquista per la partecipazione attiva nelle sfere decisionali da parte del genere meno rappresentato ho concluso la mia prima esperienza di legislatore. Ho introdotto il rinnovo della legge Golfo Mosca e ho introdotto il tema del riequilibrio di genere per l’accesso ai ruoli esponenziali negli organi di governo della magistratura. Il risultato non era così scontato, ma – come rilevato in alcuni convegni – è stato un successo. Ora bisogna guardare ad altre mete, sempre lavorando senza clamore perché i veri successi si raggiungono quando i nostri risultati coincidono con i nostri ideali.”
Cristina Rossello Presidente Progetto Donne e Futuro On. le Forza Italia